Il 24 Maggio del 1970 un gruppo di scienziati Sovietici si recò nel distretto di Pechengsky, precisamente nella penisola di Kola, intento a realizzare un progetto molto ambizioso: perforare in profondità la crosta terrestre e studiarne la geochimica e la geofisica.
Questo sito venne scelto molto accuratamente per la perforazione, in modo da non importunare le persone con i rumori delle trivelle ma sopratutto da tutelarli da possibili scoppi di gas o da materiali pericolosi durante i lavori, che ebbero luogo dal 1978 al 1992.
La penisola di Kola è un gigantesco basamento roccioso composto da graniti e minerali nato circa 3,5 miliardi di anni fa, cosa che lo rende di fatto uno degli strati più antichi della Terra e che convinse il gruppo di scienziati a studiarlo.
Nei primi anni di scavi tutto proseguì senza problemi, arrivando a una profondità di 7 chilometri. Da quel momento aggiunsero una trivella aggiuntiva dal peso di 200 tonnellate e proseguirono con la perforazione.
La profondità massima si raggiunse nel 1989 con oltre 12 chilometri di profondità, traguardo che, oltre a stabilire un record mondiale (fino al 2008, anno in cui il pozzo petrolifero Al Shaheen, in Qatar, raggiunse i 12.289 chilometri di profondità, quello di Kola arrivava a 12.26), decretò anche la fine del progetto, avvenuta nel 1992, a causa delle temperature troppo instabili che rendevano, a loro volta, instabili anche gli strati rocciosi del pozzo.
Tra le tante scoperte riguardanti il pozzo di Kola, infatti, una delle più interessanti riguardava la sua temperatura: al di sotto dei 4 chilometri aumenta in maniera esponenziale, arrivando a 220 gradi centigradi una volta raggiunti i 12 chilometri di profondità.
Coperchio del pozzo di Kola |
Ci sono due versioni sul perché vennero fermati i lavori. La versione scientifica afferma che il team fu costretto a fermarsi e a chiudere il buco perché, come detto in precedenza, la temperatura che avevano riscontrato era molto più elevata di quanto avessero previsto, con il rischio che la trivella non potesse operare a queste temperature.
Un'altra versione secondo il Dottor Dimitri Azzacov, il geologo a capo del progetto, era, in contrapposizione a quella scientifica, molto più "fantasiosa": aveva affermato che la trivella si era messa a girare improvvisamente e in maniera inusuale, facendo pensare di avere raggiunto una cavità vuota. Notando attraverso i termometri che la temperatura stava aumentando, il team decise di sollevare la trivella, ma quello che vide era qualcosa che andava oltre il raziocinio. Azzacov sostenne di aver visto una creatura alata con enormi occhi cattivi apparire attraverso nuvola di fumo, urlando come un animale selvaggio prima di sparire nel nulla. Molti operai fuggirono dalla base, altri rimasero per indagare. Decisero di calare un microfono e altre strumentazioni nel pozzo, ma a causa delle alte temperature si sciolsero e si persero, ma non prima di riuscire a registrare un audio in cui si odono grida e lamenti umani.
La leggenda vuole che siano le anime condannate all'Inferno.
I primi a riportare questa versione dei fatti, nel 1989, furono un giornale finlandese e il Trinity Broadcasting Network, una trasmissione televisiva evangelica.
La versione del Dottor Dimitri Azzacov fu smentita dalla società per cui lavorava asserendo che il dottore si era ammalato e aveva avuto delle forti allucinazioni.
Dopo che venne messo a tacere, di lui si persero le tracce pochi mesi dopo.
Di seguito, la registrazione: al minuto 3.00 potete sentire le presunte urla registrate dal team di Azzacov.
Nonostante svariati scienziati tentarono di screditare Azzacov e smentire la registrazione, ascoltandola e analizzandola si ritrovarono essi stessi a doversi ricredere, come il professore norvegese Age Rendalen.
Questa registrazione, abbastanza inquietante sotto molti aspetti, primo fra tutti l'inspiegabilità di quelle urla a una tale profondità, hanno fatto sì che quello di Kola venisse ribattezzato il "pozzo dell'Inferno".
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